Percorso ad anello sulle colline ai confini tra i comuni di Pietrasanta – Stazzema – Camaiore
Oggi vi raccontiamo di questo facile, ma molto appagante, percorso ad anello con partenza e arrivo a Valdicastello Carducci.
Tempo di percorrenza 3 ore – Km stimati 8
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Il nostro percorso inizia nei pressi della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta e San Giuseppe a Valdicastello, dove è presente un parcheggio. Una lapide sul campanile della chiesa ci informa che siamo a 107 metri sul livello del mare.
Valdicastello Carducci
Valdicastello Carducci è un piccolo borgo che si estende lungo il torrente, già esistente nel IX secolo e che ebbe sviluppo con la scoperta di minerali in zona. Il borgo ha aggiunto il nome Carducci, essendo luogo di nascita del poeta Premio Nobel Giosue Carducci il cui padre Michele, anch’esso nato a Pietrasanta, era medico delle miniere.
Il villaggio di Val di Castello, compreso nella Comunità e Giurisdizione di Pietrasanta, risiede alla confluenza di due fossi o canali che danno origine al torrente Baccatojo, sul confine del littorale Pietrasantino con quello di Camajore. Fu detta Val Bona innanzi che si appellasse Val di Castello, e ciò dopo che mancò il suo specifico, che essere doveva quello di Massa di Versilia, nome di un castello che diede il titolo all’antichissima pieve di S. Giovanni e S. Felicita, già matrice di quasi tutti i popoli compresi nelle comunità di Pietrasanta e di Stazzema.
(Emanuele Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana).
Ci incamminiamo e prendiamo via Goito da dove ha inizio il sentiero CAI n. 4 che porta a Sant’Anna.
Il sentiero passa presso il Lavatoio Parigi, con fontana ed edicola con crocifisso di marmo. Parigi è il nome della località.
La mulattiera ripida sale tra terrazzamenti coltivati a ulivo, poi entra nel bosco.
Salendo scorgiamo, alla nostra sinistra, le miniere dismesse che si trovano sulle pareti rocciose che incombono sulla destra orografica del Canale di Sant’Anna.
Continuiamo per il sentiero fino al bivio per la Culla (30 min – 296 mt, circa 1 km) con indicazione. Qui seguiamo questo bellissimo sentiero che sale dolcemente e in diagonale, più o meno sul confine tra i comuni di Pietrasanta e Stazzema – vedi il bellissimo cippo di confine che reca incise le lettere P e S – e in circa 30 minuti arriviamo alle prime case.
Altri 5 minuti e, passando di fronte a una fontana con lavatoio, siamo alla particolare chiesa de La Culla, dedicata a Sant’Antonio da Padova e agli Angeli Custodi (secolo XVII). (470 mt – circa km 2,5 dalla partenza).
La Culla
Il paese è diviso amministrativamente tra i comuni di Stazzema e Camaiore, tra la diocesi di Pisa e quella di Lucca. Nel ‘600 il paese era diviso fra lo Stato di Firenze e la Repubblica di Lucca.
È stato rinvenuto nelle vicinanze della chiesa un cippo mediceo posto come limite del capitanato di Pietrasanta.
La frazione è molto vicina a Sant’Anna. Infatti è proprio dalla Culla che partirono dei volontari per dare una degna sepoltura alle vittime dell’eccidio avvenuto a Sant’Anna il 12 agosto 1944.
Le case e la Chiesa poggiano su strati orizzontali di roccia sulle propaggini meridionali del Monte Gabberi.
Chiesa di Sant’Antonio da Padova e SS. Angeli custodi
La chiesa è stata costruita o restaurata nel 1680 come scritto sul muro di una cappella, mentre la canonica fu costruita nel 1795 ed eretto il fonte battesimale. Ciò fa supporre che proprio in quell’anno si provvedesse ad una regolare cura delle anime. La parrocchia, istituita nel 1934, venne soppressa nel dicembre 1986 con decreto della curia di Pisa.
Verso Monteggiori
Dopo una piccola sosta scendiamo di nuovo fino a incrociare il sentiero da dove siamo arrivati e continuiamo a destra. Il percorso segue adesso il tracciato della TFC (traversata delle frazioni camaioresi) ma non è molto segnalato e va individuato (il percorso che seguiamo non è in completo accordo con quello riportato in cartina, verificheremo).
Passiamo quindi davanti ad alcune case, prendiamo una strada a destra e subito dopo scorgiamo il sentiero, a sinistra, che scende in un castagneto e raggiunge in breve la strada asfaltata.
Occorre percorrere la strada asfaltata fino a una curva a gomito sulla quale si trova un cancello, oltrepassabile a sinistra (si intravede una freccia rossa su un palo). Seguiamo questa strada asfaltata fino a trovare un sentierino che scende verso sinistra alle spalle di una casa.
Davanti a noi si stagliano verso la piana e il mare i paesini di Santa Lucia e Monteggiori.
Il sentierino ci conduce di nuovo sulla strada principale che percorriamo per breve tratto fino al bivio con via Montebello.
La tenuta dei Mariotti
Qui si trova la tenuta dei Mariotti, già ammirata dall’altro scendendo, con due palazzi e una chiesina.
Una iscrizione sopra la porta della chiesina ci rivela che è dedicata a Maria Vergine e Sant’Antonio da Padova.
La famiglia Mariotti, sebbene di modeste origini quando giunse alla Culla nel ‘400, proveniente dallo stato Genovese, divenne ben presto la più illustre del paese, oltre che la più ricca di Monteggiori, possedeva un bel palazzo dove era la rocca del castello di Monteggiori e dove avevano dimorato nel XIII secolo i nobili Ubaldi di Bozzano, comproprietari del castello con Montemagnesi. Nell’ottocento fecero costruire anche la villa ottocentesca con una tenuta in località La Balza che ancora oggi possiamo ammirare lungo la strada. (Luca Santini)
L’amica Laura, che da bambina aveva casa a Monteggiori, ci dice che questa tenuta era una volta una specie di pensione, dal nome La Balza Fiorita (Balza Fiorita è anche il nome della strada che arriva fino qui dalla piana – nell’800 denominata Via di Calcinaia), dove lei andava con la nonna, inizi anni ’70.
Proprio di fronte a Via Montebello, di fianco alla chiesina, il nostro percorso continua seguendo Via Tagliata, sterrata, che ci conduce a Monteggiori (265 mt – da La Culla a Monteggiori circa 3 km). Una sosta e visita a questo stupendo borgo è d’obbligo, ne approfittiamo anche per una piccola pausa pranzo.
Monteggiori
Monteggiori significa letteralmente “piccolo monte” e, osservando la sua posizione, non è difficile capire il motivo. Si trova, infatti, alle pendici del monte Gabberi su una collina che domina la vicina frazione di Capezzano Pianore.
Un borgo antico dove il tempo sembra essersi fermato: la prima testimonianza di Monteggiori risale ad una trascrizione arcivescovile di Lucca datata 1224 ma ancora oggi resta un luogo fascinoso ed interessante che vale davvero la pena di visitare.
Il borgo di Monteggiori sorge sulla pianta del castello medievale. Ha la forma a “pesce allungato” tipico delle fortificazioni toscane e laziali del tempo e sono rimaste visibili la doppia cinta muraria, un muro esterno e 3 mura interne – risalente al XIII sec. Si trattava di una roccaforte molto importante nel controllo di questi territori, scenario di aspre battaglie fra Lucchesi e Pisani per il controllo della costa.
Il Castello è dotato di un muro esterno che tutt’oggi racchiude l’abitato ed un secondo muro interno sui tre lati del paese, escluso quello verso mare già protetto dalla forte pendenza della collina.
Le porte sono la testimonianza più evidente del passato fortificato di Monteggiori. La prima, la Porta della Madonna (recentemente restaurata) è affrescata e immette nella piazza Piazza degli Artisti, il punto più alto del paese. Nella parte alta della piazza si trova la Chiesa di Santo Stefano ed il suo campanile, che ospita cinque campane: una piccola e quattro grandi. La seconda porta si trova dietro la chiesa, è più piccola e serviva probabilmente da via di fuga in caso di assedio. Fu residenza del condottiero lucchese Castruccio Castracani e agli inizi del XV secolo anche di Paolo Guinigi, signore di Lucca.
La leggenda del fantasma e il panorama
Il castello di Monteggiori è collegato alla leggenda del fantasma del castello di Rotaio. Infatti l’episodio della morte del Duca di Groningen, il quale infesta tutt’oggi i ruderi di Rotaio nelle notti di luna piena, avvenne nel tentativo di accompagnare Enrico di Fiandra, imperatore di Costantinopoli, attraverso i corridoi che collegavano Rotaio al vicino castello duecentesco di Monteggiori.
La posizione su cui sorge Monteggiori è decisamente strategica. Consente, infatti, di ammirare tutta la piana versiliese, il mare ed il patrimonio naturalistico che la contraddistingue. E dal basso e dai paesi di fronte è sempre ben visibile
(info da
https://www.versiliamo.com/camaiore/monteggiori/
https://www.dulcisinborgo.it/2018/02/27/laffascinante-storia-di-monteggiori/)
Verso Regnalla
Riprendiamo il cammino scendendo sotto il paese di Monteggiori, dopo poco, di fianco a una strada con ingresso contrassegnato da anfore in stile classico, troviamo il nostro sentiero che in ripida discesa ci conduce a un bellissimo lavatoio con fontana; nella roccia sono presenti anche delle aperture tipo porta e finestra.
A questo punto possiamo scegliere se percorrere una bella strada sterrata (a destra) che in breve ci condurrà alla fine dell’abitato di Regnalla, nei pressi dell’abitazione dello scultore Dominique Polles, o girare a a sinistra, lasciare un cancello sulla sinistra e subito dopo tramite altro sentiero (recentemente pulito e sistemato per le mountain bike, infatti sono presenti alcuni trampolini) che vediamo a destra scendere, fino a incontrare una strada in cemento che in breve ci porta sempre in Via Regnalla, qui però prima della cartiera dismessa.
Attraverso il ponticello sul Rio Baccatoio, nei presi del vecchio lavatoio di Regnalla, ritorniamo sulla via Valdicastello percorrendo la quale torneremo al punto di partenza.
Possiamo anche fare una deviazione e percorrere Via Tre Fontane, incontreremo così un bellissimo lavatoio coperto con, appunto, tre fontane.
Sulla via Valdicastello in un giardino notiamo un pezzo del vecchio acquedotto.
Passiamo poi di fianco alla casa natale di Carducci, ora un museo dedicato al poeta.
Siamo alla piazza della Chiesa e la nostra escursione è terminata!
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fotografie di Antonella Romagnoli
elaborazione cartografica di Emilio Balboni