I Bozi di Saudino – Sarzana

I laghetti denominati Bozi di Saudino sono zone umide di origine artificiale derivanti da ex cave di argilla e ghiaia allagate dall’acqua di falda. Risulta dagli archivi storici che i primi interventi di estrazione di argilla eseguiti in questa località risalgono intorno alla metà dell’Ottocento.
Le cave servivano per rifornire le due importanti fornaci site a Silea e a Fondamento (Fornace dei Fratelli Saudino). Le escavazioni lungo la sponda del fiume Magra cessarono a metà degli anni settanta del scorso secolo a causa dell’esaurimento di zone estrattive idonee. Nel frattempo sulle sponde dei laghetti si è sviluppata naturalmente una fitta vegetazione ripariale e negli specchi d’acqua si sono sviluppate piante acquatiche. L’ambiente così ricreato ha favorito la vita di una ricca fauna acquatica e terrestre.
Oggi i Bozi di Saudino, ricadenti interamente nel comune di Sarzana, costituiscono l’area umida più estesa della Liguria. L’area è stata classificata dall’Unione Europea Sito di Importanza Comunitaria (SIC) ed è stata inserita nel 2001 all’interno dei confini del Parco Naturale Regionale di Montemarcello-Magra-Vara.
Negli anni 2013 e 2014 l’Ente Parco ha realizzato una serie di importanti interventi di recupero finanziati dal Programma Attuativo Regionale POR FESR 2007-2013 per favorire una migliore fruizione dell’area e tutelare i suoi valori naturalistici.
Il progetto è nato sulla base di una precedente convenzione tra l’Ente Parco di Montemarcello-Magra-Vara, il Comune di Sarzana e la società BI.MA proprietaria di parte dei terreni, che hanno concordato la progettazione e le finalità degli interventi.
L’area naturalistica dei Bozi di Saudino è stata inaugurata a maggio del 2015. E’ possibile accedervi a piedi o in bici da più accessi, andando alla scoperta di ambienti umidi ricchi di vegetazione e animali, a pochi passi dal centro urbano di Sarzana.

https://www.parcomagra.it/wp-content/uploads/2018/01/Parco-naturalistico-Bozi-di-Saudino.pdf
https://www.facebook.com/bozisaudino/

La nostra visita

Visita effettuata il 13 marzo 2024. Tempo occorrente in totale per i due anelli 2 ore.

Noi siamo entrati nel percorso dall’Accesso 6 – Fondamento.

il ponticello

Usciti dall’autostrada si prende l’Aurelia in direzione Carrara fino a incrociare Via Fondamento, nei pressi del negozio JYSK Sarzana.
Si parcheggia in via Fondamento dietro un centro commerciale e, in corrispondenza della prima curva della strada si oltrepassa una sbarra gialla. Siamo di fianco al Canale Lunense. In breve arriviamo a un ponticello che costituisce la comunicazione fra i due anelli, Saudino, a est del canale Lunense e corrispondente alle cave più recenti, e Boceda, a ovest del canale, corrispondente alle cave più vecchie. Qui ci dovrebbe essere, secondo il pieghevole del parco, il centro informazioni presso ASD Nuova Due Laghi, invece la casa è completamente abbandonata e in stato di degrado. (consultando Google Maps l’associazione risulta trasferita in Via Bradiola).

foto da liguriabirding.net

Imbocchiamo il percorso Saudino, a sinistra, con l’intenzione poi di passare all’anello Boceda secondo questa mappa.

Purtroppo, nel tratto del percorso che costeggia l’autostrada, troveremo una enorme pozza d’acqua che ci impedisce di continuare. Torniamo quindi indietro fino al punto di partenza per fare poi il secondo anello.

 

Un vero spettacolo, verso sera, molti uccelli neri, ma soprattutto bianchi (Aironi guardabuoi) tutti appollaiati sugli alberi, sembravano fiori bianchi.

 

 

 

 

Info sul percorso:

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/bozi-di-saudino-nature-reserve-4-km-18200804

Il depliant del Parco

https://www.parcomagra.it/wp-content/uploads/2018/01/Parco-naturalistico-Bozi-di-Saudino.pdf

La storia delle cave e delle fornaci

Una tabella lungo il percorso Boceda illustra l’origine di questa area umida

 

 

 

 

 

 

 

 

Uccelli osservati durante la visita

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tabelle illustrative

 

 

 

 

Riflessi

 

 

 

 

Fortezza di Sarzanello e Castelnuovo Magra

 

 

 

 

 

Foto di Antonella Romagnoli ed Emilio Balboni